domenica 24 febbraio 2013

Gli Audaci incontri con gli autori Bonelli: gli eroi non muoiono mai?


Gli eroi non muoiono mai? A questa domanda retorica hanno cercato di rispondere gli ospiti del quinto incontro con gli autori bonelliani, tenuto venerdì  22 febbraio come di consueto presso il Salone degli Incanti di Trieste, dove è ospitata fino a domenica 3 marzo la mostra L'Audace Bonelli - L'Avventura del fumetto italiano, curata da Napoli Comicon insieme a La Cappella Underground.
Moderati da Dario Fontana, Tito Faraci e Lorenzo Pastrovicchio (in sostituzione dell'indisponibile Franco Devescovi, peccato...), non hanno risparmiato parole per parlare di eroi e di fumetto. I due autori hanno rinverdito il loro passato comune  presso la Disney, quando il disegnatore triestino ha reso graficamente le sceneggiature (molto ricche e dettagliate, a detta sua) dello scrittore milanese. Faraci ha confessato di non avere nessun problema ad affrontare eroi diversi fra loro: così come un pianista può facilmente passare dall'esecuzione di un brano jazz a uno di musica classica, altrettanto Faraci ha creato storie muovendosi con disinvoltura fra Topolino, Tex, Dylan Dog, l'Uomo Ragno, Brad Barron (di cui è anche il "padre"), Diabolik, Lupo Alberto, solo per citare alcuni eroi.
Lorenzo non è (ancora ???) un autore bonelliano (a differenza del fratello minore Alessandro che disegna per Saguaro): ha quindi discusso delle peculiarità del disegno umoristico, delle sue difficoltà, dei suoi autori di riferimento, del suo stile che si ispira molto al mitico Floyd Gottfredson. Ha rivelato di aver completato le matite della nuova avventura di Darkenblot, il seguito della saga, scritta da Casty, che ha visto l'anno scorso un inedito Topolino confrontarsi con molto successo con un rinnovato Macchia Nera. All'inizio dell'estate potremo leggere sulle pagine di Topolino questa nuova storia.


Molti altri sono stati i temi affrontati nel corso della simpatica serata: fra gli altri, Faraci, su mia domanda, ha rivelato che le sue storie che vedono quasi sempre agire Tex in solitaria sono ormai un fatto superato. Presto infatti vedremo delle avventure firmate dall'autore milanese dove il Ranger sarà affiancato dai celebri pards: non vedo l'ora! Faraci ha poi soddisfatto un'altra mia curiosità chiarendo che il suo Tex è debitore dei molti autori che lo hanno preceduto e che tuttora ne scrivono le avventure (vedi Mauro Boselli), ma che il suo modello di riferimento è (e non poteva essere altrimenti) il Tex di Gian Luigi Bonelli.
Il tempo è trascorso in fretta grazie anche alla simpatia dei due ospiti molto chiacchieroni e così diverse domande di Fontana sono rimaste sui suoi appunti. La serata non poteva poi concludersi se non con l'immancabile sessione di disegni cui Pastrovicchio non si è sottratto.

giovedì 21 febbraio 2013

Io e Dylan Dog: riproviamoci

Esattamente un anno fa, in questo post, scrivevo della collezione storica a colori di Zagor, il cui debutto nelle edicole coincideva con un tempo da lupi. Oggi, come allora, il primo numero della collezione storica a colori di Dylan Dog esce in concomitanza con neve e bora scura. Condizioni atmosferiche assai diverse da quelle che caratterizzarono la giornata di quasi 27 anni fa quando, quindici anni compiuti da poco, acquistai con molta curiosità e un po' di perplessità il primo albo di quel fenomeno editoriale destinato a sconvolgere le sorti del fumetto popolare italiano: Dylan Dog, per l'appunto. Quel giorno di ottobre del 1986 era piuttosto grigio, ma non freddo: ricordo che, dopo essere uscito dall'edicola con L'alba dei morti viventi andai a tirare due calci al pallone nel campetto dietro la casa del mio amico Paolo (non è che si stava sempre nella sua camera ad ascoltare Guccini o il Boss...). Non so se il cielo malinconico e un po' triste di quel giorno abbia influito nel mio mancato rapporto con Dylan Dog. So solo che non sbocciò mai l'amore fra me e il personaggio di Tiziano Sclavi.


Lessi la prima storia ma non mi affascinò al punto da proseguire nell'acquisto degli albi successivi. Probabilmente intervennero nella decisione anche altri fattori, quello economico in primis, ma sicuramente se quel giorno la lettura della prima avventura dell'Indagatore dell'Incubo mi avesse colpito, avrei rinunciato a qualche altra testata bonelliana in suo favore. E invece no! Un altro motivo potrebbe essere che il genere horror non ha mai esercitato su di me un'attrazione particolare, al punto che, per esempio, la successiva presentazione di Magico Vento come un fumetto western-horror mi fece storcere il naso e quasi rinunciare al suo acquisto (poi si capì che l'etichetta non era delle più precise e anzi addirittura fuorviante: le atmosfere gothic di Gianfranco Manfredi erano tutt'altra cosa e, nel suo caso, sarebbe più proprio parlare di Terrore anziché di Orrore, come spiega lui stesso in questa intervista). Probabilmente sono uno dei pochi lettori bonelliani a non avere intrapreso la lettura di Dylan Dog. Ci sono ragioni psicanalitiche a me ancora sconosciute che spiegano questo fatto? Non lo so! Visto che Dylan Dog è una rappresentazione a fumetti delle paure e dei fantasmi dell'animo umano, il mio rifiuto corrisponde forse alla fuga di fronte alle mie paure o ai miei fantasmi? Chi lo sa! Probabilmente mi sto facendo tante domande inutili. So solo che oggi non sono il quindicenne di allora e il desiderio di acquistare questa ristampa a colori è stato genuino. Spero di divertirmi!



PS: non fatevi illusioni, voi appassionati di Dylan Dog che pensate che il numero uno originale sia ancora in mio possesso. Le mie scarse doti commerciali me l'hanno fatto scambiare con pochi numeri di altri fumetti (di valore economico molto inferiore) che mi interessavano di più.....

domenica 17 febbraio 2013

Gli Audaci incontri con gli autori Bonelli: Fumettisti in TV


I fumetti raccontati alla televisione è stato il tema del quarto incontro con gli autori, tenuto venerdì 15 febbraio nell'ambito della mostra L'Audace Bonelli - L'Avventura del fumetto italiano, ospitata a Trieste presso il Salone degli Incanti fino al 3 marzo, curata da Napoli Comicon in collaborazione con La Cappella Underground. Ospiti della serata, moderati come di consueto da Dario Fontana, sono stati Alessio Guerrini, uno degli autori, attraverso la sua FISH-EYE Digital Video Creation, del programma televisivo Fumettology - I Miti del Fumetto Italiano, Alessio Danesi, direttore editoriale della RW-Lion Comics, consulente nella realizzazione dello stesso programma e Massimilano Leonardo, in arte Leomacs, disegnatore bonelliano entrato da poco nello staff artistico di Tex Willer.

Leomacs, Alessio Danesi, Alessio Guerrini, Dario Fontana e parte del pubblico
La proiezione del primo dei dieci documentari di cui si compone il programma trasmesso su Rai 5 ogni giovedì in seconda serata ha anticipato la discussione fra gli ospiti. Abbiamo così potuto rivedere la puntata dedicata a Tex Willer, ascoltando le parole degli addetti ai lavori - sceneggiatori, disegnatori e curatori - che ci hanno spiegato le origini di questo intramontabile mito, le sue caratteristiche, i suoi comprimari, il suo mondo e le difficoltà che un autore deve affrontare ogni volta che crea una nuova storia. Il cammino nell'universo del Ranger più famoso del fumetto mondiale è stato accompagnato dalla proposizione di alcune tavole e albi che lo hanno visto protagonista, opportunamente commentati dagli addetti ai lavori ed esaltati da un montaggio e da una colonna sonora che tengono alto il ritmo. Il risultato è un piacevole viaggio di circa 30 minuti che ha soddisfatto molto i dirigenti di Rai 5 visto l'alto indice di ascolto ottenuto. Alessio Guerrini ed Alessio Danesi hanno sottolineato infatti che la media di spettatori è stata il doppio di quanto realizza la rete in prima serata: un buon auspicio per una eventuale seconda serie tutta da progettare ancora e, cosa più importante, da approvare da parte dei dirigenti Rai.

Mauro Boselli parla di Tex a Fumettology
Danesi ha poi insistito sull'unicità dell'operazione: non esiste in Europa nessun programma televisivo ad aver affrontato in maniera seriale il tema del fumetto. Nemmeno in Belgio o in Francia dove la televisione ha trasmesso solo (si fa per dire) dei singoli documentari dedicati ad un personaggio o a ad un evento che riguarda il mondo della bande dessinée, ma mai, prima di Fumettology, nessuno aveva concretizzato un progetto che trattasse di fumetto in modo così strutturato e su uno spettro articolato di personaggi. Giovedì prossimo 21 febbraio andrà in onda l'ultima puntata dedicata a John Doe, ma sul sito di Rai 5 si possono rivedere tutte le vecchie puntate, per chi se le fosse perse.

Tex 615 - Corsa verso l'abisso - disegni di Leomacs - testi di Mauro Boselli
Di Tex ha parlato anche Leomacs, disegnatore che avevo già incontrato con molta soddisfazione, come lettore, sulle pagine di Magico Vento e Volto Nascosto. Massimiliano, rispondendo ad una mia domanda, ha rivelato come il suo approccio all'eroe creato da Gian Luigi Bonelli sia stato.. incosciente! Infatti l'artista romano fu chiamato a completare i disegni della storia dell'Almanacco del West 2009, lasciata incompiuta dal grande Manfred Sommer a causa della sua prematura scomparsa. Non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di che cosa significasse lavorare per Tex (un personaggio che fa tremare i polsi ad ogni autore che gli si accosta per la prima volta): la sua unica preoccupazione fu quella di cercare di fare del suo meglio per terminare il lavoro di un disegnatore che ammirava così tanto. I risultati furono talmente buoni che Leomacs fu arruolato a tutti gli effetti nello staff di Tex Willer e la prima storia disegnata al 100% da Massimilano, di cui ho già parlato qui e qui, ne rivela in effetti tutto il talento: tavole ricche di dettaglio ma estremamente chiare e scorrevoli, fisionomie ben delineate e volti espressivi. Grazie anche all'ottimo soggetto e alla sceneggiatura di Mauro Boselli, l'avventura di Mondego il killer è una delle migliori dell'ultimo biennio texiano. Aspettiamo ora una prossima storia di Tex che è in fase di lavorazione sui testi di Gianfranco Manfredi, autore già noto a Massimiliano dai tempi di Magico Vento e Volto Nascosto.

Tex 615 - Corsa verso l'abisso - disegni di Leomacs - testi di Mauro Boselli
Dario Fontana ha voluto ricordare anche gli esordi di Leomacs, raccontando di aver acquistato ad una fiera fumettistica di molti anni fa ben 20 numeri 0 di Dark Side, il fumetto ideato nel 1993 dallo stesso disegnatore romano insieme ad un altro suo concittadino divenuto anch'egli celebre nel panorama italiano dei comics: Roberto Recchioni. L'acquisto di allora si rivelò poi azzeccato perché tutti gli esemplari (tranne uno tenuto per la propria collezione e mostrato venerdì allo stesso Massimiliano) furono esposti e poi venduti dallo stesso Fontana nell'indimenticabile NonSoloLibri.



Il piacevole incontro si è infine concluso con l'immancabile sessione di dediche e disegni cui Leomacs si è felicemente concesso.



lunedì 11 febbraio 2013

Intervista a Luca Enoch


"Di questo gruppo mi ha colpito la determinazione che sconfina nella ferocia, il rigore che si corrompe nel fanatismo, l’emarginazione in cui il gruppo si trovò da subito all’interno della comunità ebraica in Palestina e tra gli stessi movimenti sionisti clandestini e, infine, la determinazione con cui essi seguirono la loro utopia fino alla fine, anche quando era ormai chiaro che essa era stata sorpassata dalla Storia."
Sono parole di Luca Enoch e si riferiscono ai protagonisti de La Banda Stern, il racconto a fumetti presentato allo scorso Lucca Comics & Games, scritto dallo stesso autore milanese e disegnato da Claudio Stassi. Di crepe nella Storia, di Lilith e delle sue ucronie, dell'imminente Dragonero e di molto altro, ho parlato con Luca nell'intervista che potete trovare integralmente qui, su Fucine Mute.

domenica 10 febbraio 2013

Gli Audaci incontri con gli autori Bonelli: Zagor e l'infinita avventura

Disegno di Emanuele Barison
Venerdì 8 febbraio si è svolto a Trieste il terzo appuntamento della serie di incontri con gli autori bonelliani, nell'ambito della mostra L'Audace Bonelli - L'Avventura del fumetto italiano, ospitata presso il Salone degli Incanti della città giuliana e curata da Napoli Comicon e da La Cappella Underground. Protagonisti dell'allegra serata l'incontenibile Moreno Burattini, curatore e sceneggiatore di Zagor, e il poliedrico disegnatore e regista Emanuele Barison, new entry nello staff di artisti dello Spirito con la Scure. Il moderatore Dario Fontana, come al solito preparatissimo, e tutto il pubblico sono stati travolti dal fiume di parole e di immagini con cui Moreno Burattini ha reso la serata indimenticabile per ogni zagoriano e per ogni appassionato dei fumetti Bonelli.

Moreno Burattini mostra una foto di Sergio Bonelli in canoa sul Rio delle Amazzoni 
Lo sceneggiatore toscano ha ricordato innanzitutto il percorso che lo ha portato fino alla redazione di via Buonarroti, permettendogli di realizzare così il sogno che nutriva fin da ragazzino, ovvero quello di scrivere le storie dello Spirito con la Scure, prendendo il posto del suo mito, l'amato Guido Nolitta. Ricordare subito Sergio Bonelli con una serie di immagini commentate dallo stesso Burattini è stato il modo migliore per iniziare l'incontro, sottolineando tanto le sue doti tecniche di scrittore ed editore, quanto e soprattutto quelle umane che, ad esempio, lo portavano a cercare sempre il contatto con il lettore anche durante le occasioni pubbliche ufficiali alla presenza di autorità e altri addetti ai lavori.
Il pordenonese Barison ha parlato della sua passione precoce per Zagor e del suo carattere che lo ha portato a cercare una professione che gli desse libertà di cambiare e affrontare sempre nuove sfide. La tendenza al cambiamento è dimostrata dai vari passaggi che la sua carriera di fumettista ha conosciuto: Disney, Diabolik, il successo nel mercato francese, un primo approccio con Sergio Bonelli per un Texone mai realizzato, e finalmente l'incontro con Zagor e Moreno Burattini.

Barison mentre mi disegna Zagor
Burattini mentre mi disegna un simpatico Cico


















La griglia bonelliana in quanto elemento di chiarezza narrativa e segno distintivo dei fumetti Bonelli, la foresta di Darkwood, l'attualissima figura di Zagor come mediatore fra le culture, la nolittianità, un'anteprima delle tavole di Barison (che saranno pubblicate in un futuro speciale e che si possono ammirare sul blog di Francois Corteggiani qui e qui), l'unicità dell'eroe Zagor, la storia della nascita del formato Bonelli, l'inossidabile Gallieno Ferri e molto altro sono stati gli ingredienti di un incontro perfettamente riuscito, conclusosi con l'immancabile appendice dei disegni e delle dediche dei due ospiti per il loro pubblico.

Un rapido schizzo di Zagor di Barison

La simpatica caricatura di Cico di Burattini

domenica 3 febbraio 2013

Low bridge, everybody down - Zagor sull'Erie Canal

"In sella a un mulo a tirare un barcone / colmo di pietre oppur di carbone. Un ponte basso adesso si appresta / chinate tutti e in fretta la testa"
Questo è il verso cantato da Benny Pitt, l'irlandese suonatore di banjo che allieta la navigazione sull'Erie Canal di Zagor, Cico e alcuni protagonisti de I sabotatori, la storia che Ade Capone ha scritto per il diciannovesimo Maxi Zagor uscito nelle edicole a fine gennaio. Cico non prende alla lettera il suggerimento cantato, tanto meno interpreta correttamente il movimento dell'irlandese, finendo per dare una sonora zuccata contro la volta del ponte sotto il quale l'imbarcazione si sta infilando. Inevitabilmente, in quanto fan del Boss, non ho potuto fare a meno di pensare alla canzone Erie Canal, inserita da Bruce Springsteen nel suo disco del 2006 We shall overcome: The Seeger Sessions, l'album con cui il songwriter del New Jersey ha omaggiato una delle leggende della musica folk statunitense, Pete Seeger, eseguendo brani scritti dal vecchio autore folk o canzoni tradizionali da lui rese famose, come appunto Erie Canal. Non può trattarsi, in ogni caso, dello stesso brano eseguito nel fumetto da Benny, in quanto la storia di Zagor è ambientata all'inizio dell'Ottocento, durante i lavori di costruzione del lungo canale che collega tuttora il fiume Hudson con il lago Erie. La canzone interpretata da Seeger e poi da Springsteen fu composta nel 1905 da Thomas S. Allen ma anche qui troviamo un mulo, di nome Sal, che trascina una chiatta, e l'invito rivolto ai naviganti ad abbassare la testa all'approssimarsi di un ponte basso sul canale ("low bridge, everybody down"). Il tono del brano è piuttosto malinconico in quanto i primi del Novecento corrisposero al periodo nel quale i muli furono mandati in pensione a vantaggio delle chiatte spinte dal motore a vapore prima e dal diesel poi.



Non so se Ade Capone si sia intenzionalmente ispirato a questa canzone del 1905 ma, se lo ha fatto come immagino, è un'altro dettaglio che contribuisce a rendere molto piacevole questa storia zagoriana. Come già ci aveva abituato in precedenti numeri di Maxi Zagor, l'autore piacentino mescola abilmente la Storia e la Fantasia, dimostrando un gran lavoro di documentazione. Mentre nella serie regolare, ormai da più di un anno, Zagor e Cico sono impegnati in una trasferta latino-americana con ambientazioni più attinenti alla sfera fantastica (se non fantascientifica e magica) dell'universo zagoriano, sui Maxi e sul Gigante la nolittianità si declina nella sua forma western (o per meglio dire eastern) con storie ambientate a Darkwood o dintorni e con i classici elementi quali le tribù di nativi, i fuorilegge, e magari, come in questo caso, riferimenti a fatti storici ben precisi. Questi ultimi, infatti, abbondano nella storia in questione e ne sono le fondamenta.

Disegno di Gaetano e Gaspare Cassaro
Oltre all'ambientazione all'interno del grande cantiere del canale, mostrato nella sua imponenza e attraverso i suoi protagonisti (tecnici, operai liberi e forzati come i galeotti, guardie, politici, avventurieri e uomini d'affari), decisiva, ai fini della narrazione, risulta essere la rievocazione delle avvincenti esplorazioni svolte nei primi anni del Seicento da Henry Hudson, la cui morte misteriosa diventa il perno attorno a cui gira la storia di Ade Capone. La vicenda del celebre navigatore si lega alle sorti delle tribù di nativi che abitano la zona interessata agli scavi del canale. Zagor dovrà usare tutta la sua autorevolezza di mediatore fra i valori e gli interessi del popolo rosso e di quello bianco (altro tipico elemento della nolittianità) per risolvere in modo per nulla scontato la drammatica situazione creata da fuorilegge e affaristi senza scrupoli.
Da ricordare lo scambio di battute fra il vecchio pellerossa, custode del sacro villaggio scavato nella roccia che dice:
"I visi pallidi stanno occupando le nostre terre parlando di pacifica convivenza, ma non esitano a trattarci come selvaggi da depredare e sterminare!"
e Zagor, suo prigioniero, che risponde:

"Se mi conosci, sai che lotto da sempre proprio per impedire tutto ciò!"
Nonostante il successo dello Spirito con la Scure nella presente storia (come in tante altre), non può che destare amarezza sapere che il vecchio saggio ha predetto il futuro.

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