martedì 24 giugno 2014

Rockin' in the Free World: i Pearl Jam a Trieste

Indimenticabile la serata di domenica allo Stadio Nereo Rocco di Trieste, infiammato dai Pearl Jam. Rock, chitarre, energia, emozioni: sono stati questi gli ingredienti di un concerto che ha rapito il pubblico per tre ore. Che cosa mi ha colpito di più? La voce unica di Eddie Vedder, la sua commozione  nel ricordare il migliore amico recentemente scomparso, gli assoli di chitarra di Mike McCready, il muro di suono che ti travolge, il non risparmiarsi della band, l’accoppiata micidiale “Do the Evolution” e “Rearviewmirror”, lo stadio traboccante, i sorrisi e gli occhi pieni di gioia dei ragazzi che ballavano e cantavano vicino a me e con me, la cover di Neil Young "Rockin' in the Free World" suggerita nel finale da un grande striscione srotolato dal pubblico davanti al palco. Ha detto bene Bruce Springsteen:

«Sono uno dei pochi gruppi con la resistenza fisica e le doti critiche e di autoanalisi necessarie a superare il momento di maggior successo e continuare a servire un pubblico che è in cerca di una musica essenziale. E di se stesso»

Nel salutare il pubblico, l’invito di Eddie è stato quello di vivere ogni giorno con la massima pienezza: “guardate il cielo, guardate voi stessi”. Semplice, vero.



Parentesi fumettistica: Todd McFarlane, autore ed editore di Spawn, mise lo zampino nella realizzazione di questo fantastico video di "Do the Evolution". Portò il progetto a Joe Pearson presso la Epoch Ink Animation e co-diresse il video con il direttore dell'animazione Kevin Altieri (Batman, la serie animata). Fu scritto e concettualizzato da Joe Pearson e Kevin Altieri che insieme supervisionarono le pre-produzione e i team di animazione. La preproduzione dell'animazione fu realizzata presso la Epoch Animation Ink a Santa Monica in California, con un team di 10 disegnatori e sceneggiatori. L'animazione venne poi realizzata a Seoul presso gli studi della Sun Min Immagine Pictures e Jireh Animation e coinvolse il lavoro di oltre 100 animatori e coloristi.

mercoledì 18 giugno 2014

L'implacabile Bruno Marraffa

Il grande formato dei volumi nei quali le avventure di Ken Parker vengono ristampate da Mondadori Comics mi ha fatto apprezzare molto i disegni di Bruno Marraffa. Lo ha sottolineato anche Alessandro Di Nocera in questo post pubblicato sul blog della casa editrice. Non ricordo di essere stato così affascinato dalle tavole del disegnatore romano quando lessi gli albi originali nel formato bonelliano.

Tavola de Le terre bianche
Già nei due episodi ambientati nei ghiacci dell'Alaska settentrionale (Le terre bianche e Il popolo degli uomini) Marraffa era riuscito nel difficile tentativo di proiettare letteralmente il lettore nelle tempeste di neve, di farlo remare in una canoa durante la caccia al tricheco o di inserirlo in un igloo di un villaggio inuit. La precisione con cui il paesaggio e l'ambiente sono stati riprodotti non è l'unico pregio. Ancor più coinvolgente è la fisicità con cui i corpi vengono ritratti: anatomicamente sono perfetti. Basti guardare i comanche protagonisti de Butch l'implacabile, l'episodio che finora esalta di più le doti e lo stile di Marraffa. La loro spietatezza non dipende solo dalla violenza oggettiva degli atti che compiono ma è figlia anche della carnalità con cui sono rappresentati i loro corpi.
Durissimo questo albo, pieno di brutale violenza, fisica e verbale. Butch, cacciatore di scalpi, è una figura riprovevole, contro la quale Ken si scaglia rabbiosamente. Lo vediamo agire spietatamente mentre assassina a sangue freddo un piccolo gruppo di indiani, senza riguardo per vecchi, donne, bambini o malati. E dopo il massacro assistiamo al macabro atto dello scalpo. Berardi non ci risparmia da scene forti. E Marraffa le rappresenta con estremo realismo. Come ho scritto sopra, il grande formato amplifica ancor di più la resa dei disegni e quindi le emozioni che suscitano. Più di una volta, dopo alcune sequenze di vignette, son rimasto colpito dalla violenza trasmessa. E dalla figura di Butch. Un'altra piccola perla uscita dalla fantasia di Berardi e raffigurata perfettamente dall'espressione dura e tagliente creata da Marraffa.


Butch è spregevole, certo, ma, come sottolinea anche Luca Raffaelli nel redazionale del nono volume, anche chi è cattivo e implacabile può avere argomenti interessanti.
"Mi sorprende sempre l'ipocrisia dei moralisti! Credete davvero di avere la coscienza pulita tutti voi!?.. Ci siamo dentro tutti...a cominciare dai politici che non hanno mai rispettato un trattato.. fino ai coloni che invadono le terre degli indiani, e all'esercito che li massacra a mucchi, e all'opinione pubblica che acconsente in silenzio...Per quei musi di rame non c'è speranza! Sono destinati a scomparire fino all'ultimo! E non per volontà di pochi singoli, ma di un'intera nazione!"
La proprietà, il denaro e il potere governano il mondo e, secondo Butch, sono il motore dello sterminio dei nativi. Analisi lucida e realista, non c'è che dire, anche se espressa da un assassino. La sua risposta però quale è? Come reagisce a tutto questo Butch? Visto che gli indiani sono destinati comunque a morire, tanto vale trarne vantaggio. La crudeltà che accompagna i suoi gesti è per lui trascurabile. Interessante a questo proposito il confronto fra Ken e Butch sulle rispettive esperienze di vita con gli indiani.
"Ho imparato a conoscerli, ad apprezzare la loro intelligenza, il loro coraggio, la loro giustizia! Sono un popolo con una civiltà e una spiritualità elevatissime!"
afferma Ken, a cui Butch replica:
"Balle! Io sono stato dieci anni con i comanche e non ne ho visto traccia! L'unica cosa che hanno di umano è l'aspetto ma dentro sono bestie! E come tali li uccido!"
E più tardi, riferendosi ad un guerriero comanche che sta per affrontare in una sfida corpo a corpo:
"Avevo otto anni quando suo padre mi prese con sé dopo aver massacrato la mia famiglia...Finché ne ebbi diciotto, mi trattò come uno schiavo. Poi una notte lo uccisi e fuggii col suo scalpo!"
Ecco, quindi che scopriamo un aspetto importante del passato di Butch, che ci aiuta certamente a capire un po' di più la possibile motivazione delle sue azioni: la vendetta, una vendetta ingiustificabile perché rivolta indiscriminatamente verso tutti gli altri indiani. Comprendiamo ma non giustifichiamo e non accettiamo. Ma il personaggio è splendido.
Non so se, come scrive ancora Luca Raffaelli, Butch sarebbe diventato un terrorista se fosse vissuto nei nostri anni Settanta. Se è vero che i terroristi usavano la violenza, sbagliando quindi tutto, per risolvere il problema della giustizia e del potere, Butch usa invece la violenza solo per il proprio tornaconto personale, perché con la violenza è stato allevato e perché, quindi, è l'unico linguaggio che conosce. Sbagliando tutto anche lui.
Di fronte a Butch c'è Ken, un uomo con le sue debolezze e con i suoi ideali, uno che magari fa la stessa analisi di Butch riguardo alle cause dello sterminio degli indiani, ma che si vi si oppone con tutto se stesso, nel suo piccolo, con tutti i suoi limiti, e sapendo che non riuscirà a fermare il processo inarrestabile. Ma c'è un ideale dentro Ken, un ideale molto semplice e spontaneo: il rispetto della dignità umana. Basterebbe questo. Basterebbe assumere comportamenti coerenti nei confronti di questo ideale per avere anche il rispetto di se stessi. Cosa più difficile a farsi che a dirsi. Molto più facile farsi trascinare da bassi istinti, adducendo sbagliate motivazioni personali, inserendole in una più vasta giustificazione "ideologica" come fa Butch. Ken invece ci prova, sbagliando più di una volta come facciamo tutti, ma ci prova. E' questa, in fondo, la differenza fra Ken e Butch.

domenica 8 giugno 2014

Pat O'Shane, il valore dell'amicizia in Ken Parker


L'ottavo volume di Ken Parker edito da Mondadori Comics ci propone l'ultima storia nella quale compare Pat O'Shane, uno dei personaggi più vitali che Giancarlo Berardi abbia mai creato. Uomini, bestie ed eroi è il titolo dell'albo originariamente uscito nelle edicole nel lontano settembre del 1978, numero 15 della serie originale di Ken Parker pubblicata dalla Cepim di Sergio Bonelli. Era il quarto episodio consecutivo nel quale la giovane vagabonda dai capelli rossi accompagnava Ken nelle sue avventure. A dire il vero sarebbe più corretto dire il contrario: è Lungo Fucile che fa da co-protagonista alle vicende ora molto tristi, ora perfino comiche della sfrontata adolescente. D'altronde questa è una caratteristica della vita di Ken: la sua empatia e la sua curiosità lo mettono continuamente alla ricerca dell'altro, al suo ascolto, a mettersi nei panni altrui. Lo dice lo stesso autore nella rubrica Berardi risponde:
"I personaggi come Pat sono i veri protagonisti della saga. E cambiano sempre di numero in numero con rare eccezioni. Ken è una figura a latere, un testimone, il fulcro attorno al quale si raduna una commedia umana lunga ottantotto episodi."
Il rapporto con le persone è basato sulla fiducia, sulla lealtà e sul rispetto. Ken non esita a rimboccarsi le maniche se l'altro ha bisogno e lo merita. Con questa attitudine Ken è anche molto vulnerabile, e infatti ne prende tante (fisicamente e psicologicamente), ma, nello stesso tempo, riesce a fare degli incontri straordinari. Già Nanuk, l'inuit simpatico e un po' filosofo, abile pescatore e compagno fedele in pericolosissime avventure nei freddi ghiacci dell'Alaska settentrionale, aveva incrociato il destino di Ken lungo tre storie indimenticabili, nelle quali era nata una vera amicizia fra i due che Berardi aveva tratteggiato con molta sensibilità.
Pat si spinge oltre: instaura con il Nostro un rapporto particolare nato da una terribile tragedia, l'assassinio del fratello maggiore che la lascia sola al mondo. Incontra Ken in una cittadina dell'Alaska meridionale in un frangente per lui molto delicato. Scambiato per un delinquente e frettolosamente condannato alla pena capitale, Ken viene aiutato ad evadere di prigione dopo che Pat si era spacciata per sua figlia. Nasce così il legame fra i due, nel quale Lungo Fucile è un po' amico, un po' fratello maggiore, un po' padre e anche un po' fidanzato.



L'albo in cui avviene la reciproca conoscenza è uno dei migliori, il numero 12 della serie originale, intitolato La ballata di Pat O'Shane. L'importanza dell'albo è duplice. Da una parte, nella sceneggiatura, Berardi abbandona definitivamente le didascalie sostituendole con il testo e lo spartito di una canzone, la ballata di Pat O'Shane appunto, scritta e musicata da lui stesso, che fa da coro alle avventure narrate nell'albo. Dall'altro, nei disegni, Ivo Milazzo ha raggiunto quella maturità nel tratto che non abbandonerà più nelle pagine di Ken: il protagonista e tutti i personaggi recitano con grande naturalezza ed espressività.
Lasciare Pat è molto doloroso anche per noi lettori, non solo per Ken. Perché ci siamo divertiti un sacco e ci siamo commossi con questa ragazza dai capelli rossi e con il viso punteggiato da lentiggini, impertinente e spiritosa, emotiva e simpatica, istintiva e coraggiosa, ancora bambina per certi aspetti e già donna per altri. Ma non poteva andare diversamente: Pat ha realizzato il sogno di stabilirsi in un ranch acquistato con i propri risparmi, dove sarà aiutata da due onesti lavoratori e da un giovane che le vuole bene. E Ken la ha accompagnata in questa impresa mettendoci, come al solito, tutto se stesso.
"Chiuso in un ranch mi sentirei come in prigione"
obbietta Ken a Pat che non vorrebbe lasciarlo andare via. E aggiunge:
"Ora non hai più bisogno di me. Hai messo le ali, ed è giusto che voli libera, senza pesi..."
C'è tutto Ken Parker in queste due frasi. E quello che Ken lascia nel cuore degli altri, Pat lo grida con tutto il fiato che ha in corpo mentre due lacrimoni le rigano le guance:
"Ti porterò nel cuore, Ken! Per tutta la vita!"


lunedì 2 giugno 2014

Renzi-Tintin, Tsipras, Le Pen e Farage sulla copertina di Internazionale


Ancora una volta il settimanale Internazionale dedica la sua copertina a Matteo Renzi, ritraendolo nella parodia disegnata con cui Makkox lo ha immortalato. Le avventure di Matteo Renzi, nelle vesti di un boys scout Tintin, lo vedono protagonista di un nuovo episodio intitolato Alla conquista dell'Europa. Il fumettista di Formia si è ispirato per l'illustrazione alla copertina de Tintin nel paese dell'oro nero, dove l'eroe creato da Hergé guida una jeep su cui siedono il dottor Muller e Dupond & Dupont.



Nel disegno di Makkox Alexis Tsipras sostituisce il terribile criminale a fianco di Renzi, mentre Marie Le Pen e Nigel Farage sono accomodati sul sedile posteriore.
Fossi nel greco leader di sinistra tirerei bruscamente il freno a mano, butterei gli altri giù dalla jeep e proseguirei da solo...

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