domenica 6 novembre 2016

C'era una volta in Francia


Con un anno di ritardo dalla sua uscita in Italia, ho letto la storia di Joseph Joanovici, una vita straordinaria scritta a fumetti da Fabien Nury e disegnata da Sylvian Vallée. RW Edizioni, nella collana Linea chiara, ha proposto in tre volumi, premiati con il Gran Guinigi all'edizione 2015 del Lucca Comics & Games, i 6 albi usciti Oltralpe fra il 2007 e il 2012. C'era una volta in Francia racconta la storia di un ebreo moldavo, scappato da bambino ai pogrom zaristi e diventato il Re di Parigi, grazie a tanto pelo sullo stomaco, ad un innato senso per gli affari e ad una straordinaria capacità di adattamento. I tempi della Francia occupata dai nazisti non erano certo i più consoni a far emergere un ebreo. Eppure, Joanovici da ferrivecchi di quartiere divenne il commerciante in metallo più ricco d'Europa, restando sempre un analfabeta. Il giudizio storico sull'uomo non è mai stato unanime e Fabien Nury ce lo sbatte sempre in faccia. Eroe della Resistenza o collaborazionista della Gestapo.



Oggettivamente Joanovici finanziò la Resistenza francese e fece liberare molti prigionieri dalle carceri corrompendo le SS con i soldi guadagnati trafficando con le stesse autorità tedesche d'occupazione. D'altra parte si rese responsabile di assassinii di persone innocenti, quando queste interferivano con i suoi affari o correvano il rischio di mettere in pericolo la propria vita o quella dei suoi cari. Ed è proprio l'eliminazione di uno scomodo giovane partigiano a fare da filo conduttore nella storia, perché rappresenta il caso su cui un integerrimo giudice istruttore del Dopoguerra si intestardisce, fino a rovinare la propria vita e quella dei suoi cari. C'era una volta in Francia è quindi anche la storia di una ricerca di giustizia che si trasforma in vendetta. Ma è anche una grande e tormentata storia d'amore tra Joseph e la moglie Eva, scappata da bambina anche lei insieme al futuro marito dalle persecuzioni zariste. Tutte le azioni di Joseph sono dettate dallo scopo di preservare l'incolumità di Eva e delle due figlie, ricorrendo a qualsiasi mezzo, lecito e non, fino a farsi odiare dalle stesse donne. L'epilogo è tragico, nessuno esce vincitore da questa storia.
La narrazione è molto serrata, con continui flashback e flashforward che richiedono una costante attenzione da parte del lettore. Tantissimi personaggi, anche storicamente esistiti, ci passano davanti e ciascuno ha la sua caratterizzazione grafica ben precisa. Silvyan Vallée è riuscita ad attribuire una specificità chiara e distinta ad ogni personaggio e il suo stile leggermente caricaturale accentua l'espressività e la comunicazione delle emozioni da parte dei protagonisti. La tavola è costruita in modo molto dinamico, coerentemente con l'elevato ritmo della narrazione. Nello stesso tempo però, la Vallée ci regala momenti di stasi e di pausa laddove l'azione lascia lo spazio al dialogo e alla riflessione più intima.
Il lettore gira la copertina del terzo volume con l'amara consapevolezza che la verità non è univoca, che la Storia mette di fronte a scelte pesanti e complicate, che l'animo umano è capace di coraggiosi slanci e di orribili cadute, che il giudizio di un uomo è spesso arduo da formulare, che la realtà è sempre più sfumata dei modelli che si fanno a posteriori.

4 commenti:

  1. Devo ammettere che i fumetti di scuola franco/belga hanno un che in sintonia coi miei gusti, per lo meno a livello grafico. Ho letto qualche storia di Largo Winch, poi "I naufraghi del tempo" (integrale) e altre cosette recuperate tra le uscite della Cosmo.
    Quanto meno è l'unico tipo di fumetto realistico che mi piace vedere a colori, mentre sui Bonelli la vedo sempre una forzatura celebrativa non necessaria, mentre sui prodotti americani (quei pochissimi che ho letto dei supereroi) una esagerazione di cromatismi alienanti, specie quelli degli ultimi 15-20 anni.

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  2. Ma anche la Bonelli sta facendo passi da gigante nella colorazione. Hai letto Sfida nel Montana? I colori sono fantastici.

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