domenica 13 novembre 2016

Martin Mystère, Nuove Avventure a Colori: la reincarnazione


Alfredo Castelli ne sa una più del diavolo. Non era certo facile il compito di dare uno scossone alle non proprio magnifiche sorti e progressive del personaggio di Martin Mystère. Dopo trentaquattro anni di vita editoriale, la serie regolare sta da tempo attraversando pianure monotone e piatte: pochi sono i picchi che ridestano l'interesse e l'entusiasmo. Ci voleva una scrollata. Ma quale? L'uovo di Colombo è stato progettare una miniserie mensile parallela a quella regolare con un protagonista vecchio ma del tutto rinnovato: Martin Mystère.
È questa, infatti, la trovata geniale di Castelli: presentare ai lettori le avventure di Martin Mystère così come lo avrebbe (e lo in effetti lo ha) pensato oggi il suo autore. Ovvero figlio del Castelli di oggi, diverso da quello di più di tre decenni fa, e, soprattutto, figlio di tempi, quelli attuali, così distanti da allora. Ecco quindi che il protagonista de Martin Mystère, Le Nuove Avventure a Colori è un giovane Martin che vive le sue vicende in Italia, ma senza Java. Ritroviamo comunque alcuni vecchi personaggi, anch'essi ringiovaniti, come Diana Lombard (in un contesto e in vesti del tutto diversi) e il nemico Sergej Orloff.

In più di trent'anni è cambiato anche il modo di scrivere i fumetti, il cinema si è evoluto, le serie televisive stanno spopolando e il loro linguaggio sta contaminando gli altri generi. Allora anche questa nuova miniserie è caratterizzata da un ritmo molto serrato. Martin è sempre onnisciente ma non è più il logorroico che conosciamo; inoltre è molto più votato all'azione. Nelle novantasei tavole del primo albo appena uscito nelle edicole, intitolato Ritorno all'impossibile, a Martin (e a quella che sembra essere la sua nuova spalla, l'amico Max) capitano un sacco di eventi sorprendenti e rocamboleschi, degni di James Bond, ma sempre all'insegna del mystero. Questa è, oltre al protagonista, la salda e ovvia costante che lega la miniserie alla serie regolare. Molte invece sono le differenze. Una, molto importante e saggia, è stata la decisione di affidare la scrittura delle avventure ad un gruppo di giovani sceneggiatori (Andrea Artusi, Diego Cajelli, Enrico Lotti, Ivo Lombardo, Andrea Voglino), denominati I Mysteriani, coordinati da Giovanni Gualdoni e comunque supervisionati da Castelli. La garanzia di svecchiamento è quindi certa. E lo è anche rispetto ai disegni, realizzati da artisti (si comincia con Fabio Piacentini e un tratto che ricorda la linea chiara della bande dessinée) che mai, o solo di rado, hanno prestato le loro matite al Detective dell'Impossibile. Non vedremo quindi il Martin né di Giancarlo Alessandrini, né di Franco Devescovi, né degli altri storici disegnatori che siamo abituati ad ammirare sulla serie regolare. L'unica continuità con il passato è rappresentata da Lucio Filippucci  che realizzerà tutte e dodici le copertine. Ultimo, ma non meno importante, elemento caratterizzante questa reincarnazione è il colore (che sa tanto anch'esso di bande dessinée).
E il risultato finale com'è? Indubbiamente buono. Stai leggendo una storia di Martin Mystère, ma nello stesso tempo, stai leggendo qualcosa di nuovo e diverso. È lui ma non è lui. L'avventura scorre veloce e i dialoghi son frizzanti e mai ridondanti. Ma il mystero comunque c'è ed è il centro della storia. Solo che è proposto in modo diverso: più fresco, più leggero, più giovane. Come era nelle intenzioni di partenza.

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